GALILEO (1564-1642) le opere e i giorni di una mente inquieta Porta la firma di Enrico Bellone, direttore della rivista "Le Scienze" editrice della collana, la prima monografia che apre la serie de "i grandi della scienza". Ed è dedicata ad un personaggio che ha svolto una funzione di pioniere della modernità sia con le scoperte in campo astronomico (satelliti di Giove ecc.) e meccanico (leggi del pendolo ecc.), sia con l'asserzione di verità scientifiche proibite. A cavallo tra il '500 e il '600 non era facile fare lo scienziato. Secondo la cosiddetta "dottrina aristotelica" l'Universo era composto da due parti: una "corruttibile" e soggetta a trasformazioni, costituita dalla Terra e tutto quello che si trova tra la Terra e la Luna. Un'altra immutabile perchè perfetta, costituita dal cielo con le sue stelle fisse. Ma nell'ottobre del 1604 accadde una cosa imprevista: una stella brillantissima comparve improvvisamente e pian piano scomparve nei mesi successivi. Una prima interpretazione dei "dotti" fu che l'oggetto osservato non fosse collocato oltre la Luna, assieme alle altre stelle, ma tra la Terra e la Luna, dove gli oggetti possono nascere, modificarsi e morire. Ma Galileo, matematico quarantenne docente all'università di Padova con l'hobby dei calcoli e dell'osservazione astronomica, stabilì che la "stella nova" non si spostava rispetto alle altre stelle fisse e faceva quindi parte del firmamento. Ed ebbe anche l'ardire di affermare che "un problema astronomico è risolubile solo sulla base delle misure, non di considerazioni metafisiche" e che "qualora si fossero creati conflitti tra esperienza e ragione, quest'ultima avrebbe dovuto arrendersi". Atteggiamento che gli costò la censura della Chiesa, dalla quale potè salvarsi accettando le condizioni del cardinale Ballarmino (già responsabile della condanna al rogo di Giordano Bruno) che sancì " basti al matematico sviluppare ipotesi di fantasia, senza dare ad esse alcuna patente di verità". È quindi pienamente giustificata la scelta di Bellone di riconoscere a Galileo il ruolo di capofila dei "padri" della moderna conoscenza.
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